Un paradosso mondiale
La produzione globale di cibo sarebbe più che sufficiente per sfamare tutti gli abitanti del pianeta. Ma la disponibilità di cibo non è certo uguale per tutti: più di un miliardo di persone soffrono la fame, mentre le civiltà occidentali scontano le conseguenze di un’alimentazione eccessiva: obesità, diabete, disabilità precoci. È probabilmente il più grande paradosso moderno, un “insulto verso la società” – per usare le parole del Presidente Sergio Mattarella – destinato ad aggravarsi in assenza di politiche e misure concrete.
Lo spreco alimentare
Ogni anno, nel mondo, 1,3 miliardi di tonnellate di cibo ancora buono vengono buttate via*. Solo nel nostro paese sono prodotti 5,6 milioni di tonnellate di cibo in eccedenza, gran parte delle quali finisce nel cassonetto**. Solo con gli sprechi italiani si potrebbero sfamare più di 44 milioni di persone, l’intera popolazione del Kenya per intenderci*. Immaginate cosa si potrebbe fare a livello mondiale.
Tutto ciò non ha solo un incalcolabile costo sociale, ma anche pesanti conseguenze economiche e ambientali. La FAO stima in 1.000 miliardi di euro la perdita economica annua legata allo spreco alimentare nel mondo, mentre secondo gli studi la quantità di CO2 equivalente arriva a 13 milioni di tonnellate l’anno** (numeri che basterebbero a fornire energia all’intero territorio italiano per più di 3 anni).
* fonte: FAO
** fonte: Banco Alimentare – Executive Summary Expo 2015
Salvare il cibo dallo spreco
Secondo i numeri di Banco Alimentare, negli ultimi 4 anni in Italia il recupero delle eccedenze alimentari è cresciuto dal 7,5% al 9%. Segno di un graduale aumento della consapevolezza da parte dei cittadini, ma soprattutto frutto di azioni come quelle di Siticibo, programma nazionale che recupera il cibo in eccesso in aziende e supermercati, ridistribuendolo a chi non ne ha. Anche il Parlamento italiano ha recentemente fatto un passo decisivo verso la lotta allo spreco: il 2 agosto 2016 è stata infatti approvata la “legge Gadda”, che trasforma in dovere civico e sociale il recupero e la donazione del cibo invenduto.
La produzione globale di cibo sarebbe più che sufficiente per sfamare tutti gli abitanti del pianeta. Ma la disponibilità di cibo non è certo uguale per tutti: più di un miliardo di persone soffrono la fame, mentre le civiltà occidentali scontano le conseguenze di un’alimentazione eccessiva: obesità, diabete, disabilità precoci. È probabilmente il più grande paradosso moderno, un “insulto verso la società” – per usare le parole del Presidente Sergio Mattarella – destinato ad aggravarsi in assenza di politiche e misure concrete.
Lo spreco alimentare
Ogni anno, nel mondo, 1,3 miliardi di tonnellate di cibo ancora buono vengono buttate via*. Solo nel nostro paese sono prodotti 5,6 milioni di tonnellate di cibo in eccedenza, gran parte delle quali finisce nel cassonetto**. Solo con gli sprechi italiani si potrebbero sfamare più di 44 milioni di persone, l’intera popolazione del Kenya per intenderci*. Immaginate cosa si potrebbe fare a livello mondiale.
Tutto ciò non ha solo un incalcolabile costo sociale, ma anche pesanti conseguenze economiche e ambientali. La FAO stima in 1.000 miliardi di euro la perdita economica annua legata allo spreco alimentare nel mondo, mentre secondo gli studi la quantità di CO2 equivalente arriva a 13 milioni di tonnellate l’anno** (numeri che basterebbero a fornire energia all’intero territorio italiano per più di 3 anni).
* fonte: FAO
** fonte: Banco Alimentare – Executive Summary Expo 2015
Salvare il cibo dallo spreco
Secondo i numeri di Banco Alimentare, negli ultimi 4 anni in Italia il recupero delle eccedenze alimentari è cresciuto dal 7,5% al 9%. Segno di un graduale aumento della consapevolezza da parte dei cittadini, ma soprattutto frutto di azioni come quelle di Siticibo, programma nazionale che recupera il cibo in eccesso in aziende e supermercati, ridistribuendolo a chi non ne ha. Anche il Parlamento italiano ha recentemente fatto un passo decisivo verso la lotta allo spreco: il 2 agosto 2016 è stata infatti approvata la “legge Gadda”, che trasforma in dovere civico e sociale il recupero e la donazione del cibo invenduto.